Papa FRANCESCO
Jorge Mario Bergoglio è il nuovo Papa e mi ha fatto una buonissima impressione, subito a pelle.
Mi ha ricordato Papa Giovanni XXIII, il Papa buono, e mi ha toccata con la sua semplicità e modestia.
Lo stesso non era stato per il suo predecessore, ma c'è anche da considerare che veniva subito dopo Papa Wojtyla, che ci aveva accompagnato per quasi tre decenni e al quale eravamo molto affezionati.
- Ho apprezzato invece la decisione di Benedetto XVI nel riconoscersi non più all'altezza di svolgere il suo pontificato per diversi motivi, l'ho trovato un atto coraggioso e umile e, visto che la Chiesa riconosce l'infallibilità del Santo Padre, sono sicura che lo Spirito Santo l'abbia accompagnato e ispirato in questo senso. -
Sono contenta che in Argentina sia stato così vicino ai poveri, che abbia rinunciato a somme di denaro per devolverle ai bisognosi.
In parte mi ricorda anche Giovanni Paolo II, perchè come lui viene da una terra con molte problematiche che devono essere risolte e non è un caso che sia stato scelto.
Ho sentito che già 8 anni fa era candidato e naturalmente più giovane avrebbe potuto accompagnarci per più tempo.
Poi mi fa piacere che sia di origini italiane e che abbia scelto un nome così tanto evocativo.
Papa Francesco scuote la Chiesa
La rivoluzione dei piccoli gesti
L'esordio del Pontefice che respinge lussi e simboli di potere: rifiuta il trono, tiene il crocifisso di ferro, paga il conto dell'albergo e dice no alla scorta
ROMA - Povero come i poveri, spoglio ed essenziale, coerente alle assonanze del suo nome, nel fare il Pontefice come lo avrebbe fatto San Francesco, o come lo farebbe un no global in abito talare. Da mercoledì sera ”habemus papam” spartano, monacale, frugale, ostile agli sprechi, portato a pagarsi da solo il conto dell'albergo, girare su un pulmino, affrancarsi dalla scorta, parlare al cellulare con gli amici prima che con i grandi della Terra, restare in piedi piuttosto che sedersi sul suo trono, rifiutare i simboli, gli oggetti, gli abiti sfarzosi.
Ecco a voi papa Francesco, il nuovo Papa, il nuovo Vaticano, il nuovo stile. Ecco l'evangelista degli ultimi, dei poveri, delle periferie. Estemporaneo, minimalista, informale, comunicativo, sorprendente. Già in movimento contro l'immobilità delle abitudini, dei riti, dei cerimoniali. Già riformatore nei gesti, nelle piccole scelte, nei dettagli. Ventiquattr'ore, e Jorge Mario Bergoglio è già quasi leggenda.
Un anti-Papa del lusso e dei conformismi. Più d'uno, a Roma, giura di averlo visto passeggiare all'alba del suo primo giorno da Pontefice, in centro, oltretevere, con certe sagome scure, distanti e vigilanti, alle sue spalle. «Non ne sono al corrente, non posso confermare», sorride padre Lombardi. Non è inverosimile. Chissà. Le leggende alimentano la fantasia. Del resto, chiunque lo conosca ha già avvertito, «quell'uomo vi sorprenderà».
BUONASERA
La prima sorpresa coincide con la sua prima parola da Pontefice. «Buonasera», davanti a centomila persone raccolte sotto il suo balcone, davanti al mondo intero. Buonasera come chiunque direbbe a chiunque altro, in una qualunque circostanza, pubblica e non.
E poi «buonanotte e buon riposo», come un amico che congeda un altro amico, come un papà che mette a nanna i suoi bambini. Hanno intuito subito, i fedeli, la personalità di cui papa Bergoglio aveva già fornito numerosi indizi nei quarantacinque minuti tra la sua nomina e l'Habemus Papam.
Appena conquistato il soglio di Pietro, si è rifiutato di sedercisi: ha voluto salutare i Cardinali in piedi, piuttosto che sul seggio apposito allestito davanti all'altare. Prima di andare ad indossare la sua veste bianca, ha voluto assecondare un' urgenza prioritaria: raccogliersi davanti alla Madonna, con ancora indosso i suoi abiti da cardinale. Preghiera, dunque. L'abito solo dopo. E l'abito non conta. Sobrietà. Durante la vestizione nella sala delle lacrime, rifiuta con ostinazione di indossare la mantellina di raso rosso bordata di ermellino, nonché la croce d'oro. Allunga quest'ultima a un imbarazzato monsignor Marino, capo del cerimoniale: «Questa la tenga lei, io mi tengo quella di ferro di quando sono diventato vescovo».
GLI AMICI
Più tardi, mentre nel mondo non si parlava che di lui, mentre arrivavano telefonate e telegrammi dai capi di Stato di tutti i Paesi, un' emozionatissima Stefania Falasca, giornalista e autrice di un libro intervista su di lui, riceve una chiamata di saluto del suo vecchio amico ”padre Jorge”, Papa soltanto da tre ore. Non si è stupita troppo: lei lo aveva raccontato, Bergoglio, quando era vescovo, e abitava in un appartamentino spoglio, e si faceva da solo spesa e pulizie, e andava in giro in metro o in autobus per periferie, baraccopoli, ”villas miserias”, a visitare, consolare, evangelizzare il maggior numero possibile di poveri. Soltanto chi non conosce la sua storia può stupirsi di quello che ha fatto nella sua prima giornata da Pontefice.
Niente spostamenti in Scv 001, ovvero la lussuosa auto papale. Se dopo la nomina, mercoledì sera, aveva preteso di tornare a Santa Marta a bordo del solito pulmino, assieme ai suoi ex colleghi Cardinali, ieri, per raggiungere la basilica di Santa Maria Maggiore, ha voluto un'auto più comune, una berlina senza la targa papale. Ed eccolo arrivare alla Basilica, calzando scarpe comuni piuttosto che le rosse indossate dai suoi predecessori. Eccolo lasciare un'altra volta a bocca aperta il seguito pontificale: «Voglio la Basilica aperta. Tutti devono poter entrare. Sono un pellegrino tra i pellegrini. Non mi servono le guardie, non sono un indifeso». Invece la porta è stata chiusa. Prima battaglia persa. Ma intanto la sicurezza del Vaticano dovrà pensare a un altro tipo di organizzazione, perché Francesco pretende un alleggerimento della scorta della Polizia di Stato.
Dovrà invece imparare a convivere col suo disagio, quando andrà ad abitare nei lussuosi appartamenti papali lasciati il 28 febbraio dal suo predecessore, ai quali ha tolto già i sigilli. Ed eccolo subito, nella Basilica, a dare prova del suo carattere gioviale: «Ci ha voluti conoscere e salutare tutti, uno per uno, e con ognuno si è intrattenuto un po' a parlare», raccontano i francescani. Non ha nascosto la sua tenerezza per il pancione di una signora che era in chiesa. Ha fatto quel che fanno tutti, in queste circostanze. Si è premurosamente informato sui tempi e sulle condizioni della gravidanza. Prima di andarsene, ha voluto benedire i futuri genitori. E uno per uno ha voluto salutare pure gli inservienti della Domus Internationalis Paulus VI, in via della Scrofa, dove aveva soggiornato prima del Conclave.
IL CONTO
E' andato a prendere i suoi bagagli, due chiacchiere cordiali, con affetto, e poi ha tirato fuori il portafogli per pagare il conto (foto). Lo hanno fermato, spiegandogli che la Domus appartiene alla Santa Sede, ovvero è roba sua. Ed eccolo più tardi a celebrare davanti ai cardinali nella Cappella Sistina. La messa recitata in piedi, in italiano. L'omelia a braccio. La mitra sfilata via rapidamente, con le sue mani, prima che accorresse a togliergliela qualcun'altro, come da cerimoniale. I Cardinali salutati in piedi, un'altra volta, snobbando nuovamente il trono davanti all'altare. La folla nella piazza ad ascoltare e ad annuire. Parole semplici, messaggi chiari. La Croce, «senza la quale non saremmo che una pietosa Ong».
LA CROCE
Una Croce come quella che ha scelto per il suo pontificato, che raffigura il buon pastore con in braccio una pecorella smarrita, e il gregge alle sue spalle in marcia, che lo segue. «Il nuovo Papa -racconta monsignor Filoni- ci ha detto che bisogna uscire, andare verso chi ha bisogno, ad annunciare il Vangelo nelle periferie». Lui è già in movimento. Il cambiamento è cominciato dai gesti, dai dettagli, in poche ore.
«Non cediamo mai al pessimismo, troviamo ogni giorno il coraggio per portare il Vangelo ai quattro angoli della terra». Lo ha detto Papa Francesco durante l'udienza con i cardinali nella Sala Clementina. «Forse la metà di noi, siamo nella vecchiaia, la vecchiaia - ha continuato - è la sede della sapienza della vita, come il vecchio Simeone, quella sapienza gli ha fatto riconoscere Gesù. Doniamo questa sapienza ai giovani, come il buon vino che con l'età diventa migliore». ...