Lo so, Cosa essere è una di quelle domande-rompicapo che ha animato soprattutto i filosofi.
Ogni volta che si "va oltre" a me torna in mente quella domanda. Cosa essere?
Stesso interrogativo che arrovella Amleto: "arrendersi alle ingiustizie o agire per ristabilire regole di convivenza civile?".
Lo so, ora si minimizza con : era mentalmente disturbato, era armato, era libero/fuori controllo.
Anche per il norvegese che la scorsa estate ha ucciso con lucidità oltre 70 ragazzi "di idee/aspirazioni" che contrastavano con le sue: è lucidamente anaffettivo. Già, non ha trattenuto in sè i sentimenti di empatia/comprensione/confronto che distinguono un essere vivente dotato di umanità (in parte lo sono anche gli animali domestici che ci vivono accanto....cani, gatti, cavalli, canarini etc etc etc).
Cosa essere?
E' la stessa domanda a cui è arduo rispondere per coloro che identificano il reale col virtuale, che chiamano "amici" i contatti dei social-network, che scrivono in 150 caratteri i flash della quotidianità/twitter come se quello esaurisse lo spazio vivente del proprio "esserci".
Io non ho facebook, non twitto, non ho internet/cellulare. Se sono in casa spengo il cellulare perchè l'ambito di chi ha motivo di chiamarmi per comunicazioni urgenti può passare via telefono fisso/citofono.
Gli adolescenti che incontro (parte figli di amici e parte mia utenza) non staccano gli occhi da quegli aggeggi e non vivono come un'intrusione pervasiva di plinplin altrui, come se quegli altri fossero parte attiva e continua dell' "Esserci".
Cosa c'entra uno squilibrato armato fino ai denti - la cui madre teneva in casa armi come fossero caramelline NONOSTANTE la compresenza di quel ragazzo instabile - con la pervasività/resa che fa abbandonare le difese di riservatezza/autonomia/indipendenza di pensiero e movimento?
C'entra fintanto che continueremo a non disinnescare miccie di anaffettività/isolamento dal reale, compresa la condivisione della sofferenza/frustrazione che può esprimersi in forme psichiche o nell'isolarsi dietro a plinplin di estranei/distanti che non si vedono e non si sentono e proprio per quello vengono considerati "amici".