Ma UOMINI che problemi avete?? Perchè sono grossi problemi ed anche gravissimi. Allora perchè non vi fate curare?
Se avete la fobia dell'ABBANDONO, O MANIE DI SUPERIORITA' (che a parte fisica non c'è altro e su questo puntate tutto), Gelosie patologiche che celano la POSSESSIONE totale sulla partner e sulla sua sudditanza psicologica, AGGRESSIVITà VIOLENTA che vi fa pensare di poter sfogare la vostra rabbia e la vostra frustrazione con maltrattamenti che manco alle bestie devono essere rivolte, se per avere un rapporto sessuale dovete commettere uno stupro
FATEVI CURARE
perchè ne avete bisogno. NOn vergognatevi di curarvi, Vergognatevi invece di quello che fate, che avete fatto, che state per fare. FERMI
Per non parlare dei tanti mariti che vogliono liberarsi di una moglie ormai venuta a noia, per un'altra + o meno giovane, + o meno bella, se ne liberano letteralmente COMPIENDO UN OMICIDIO.
cERCATE di riappropriarvi della ragione, del senso del limite, del rispetto della vita altrui. DOVETE!
Cento (sono già 118) vittime nel 2012, una donna uccisa ogni due giorni. I dati, allarmanti, arrivano dalle statistiche e sono ormai quasi quotidianamente confermati dalla cronaca. L’ultima vittima (purtropo non è + così) oggi, a Palermo: una ragazza di 17 anni – Carmela Petrucci – a è stata uccisa a coltellate nell’androne di casa. L’assassino – Samuele Caruso – sarebbe l’ex fidanzato della sorella della vittima, Lucia, anche lei ferita a coltellate.
Dall’inizio dell’anno, secondo Telefono Rosa, sono 100 le donne uccise. Si è passati da un omicidio ogni tre giorni registrato l’anno scorso a uno ogni due giorni. E nella maggior parte dei casi gli autori di questi delitti sono mariti, ex fidanzati, comunque persone nella cerchia affettiva delle mura domestiche.
L’87 per cento delle donne che hanno chiesto aiuto a Telefono Rosa hanno subito violenza in famiglia o da quelli che potevano ritenere fossero “i loro cari”, secondo l’indagine dell’associazione relativa al 2011.
“Non c’è una risposta adeguata a questa crescita inaudita di dati relativi alla violenza sulle donne” dicono a Telefono Rosa ricordando che i soldi del fondo antiviolenza sono stati ridotti.
L’escalation del fenomeno è stato denunciato la settimana scorsa anche dall’avvocato Maria Teresa Manente, dell’associazione Differenza donna (che gestisce quattro centri antiviolenza) in una audizione presso la Commissione per i diritti umani del Senato. Ricordando che nel 2011 in Italia sono state assassinate 137 donne, Manente ha spiegato che “il femminicidio è l’estrema conseguenza delle molteplici forme di violenza degli uomini contro le donne, aumentato di molto negli ultimi dieci anni; un dato preoccupante se comparato al fatto che a partire dagli anni ’90 sono diminuiti gli omicidi di uomini verso altri uomini”.
Anche i dati Istat confermano quella che la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, non ha esitato a definire una “mattanza che non può più essere possibile in un Paese civile”.
L’istituto di statistica sottolinea che sebbene gli omicidi siano calati (circa 1/3 rispetto a 20 anni fa), quelli in cui le vittime sono donne fanno registrare numeri alti:
nel 2010 le donne uccise sono state 156;
nel 2009 erano state 172;
nel 2003 il picco del decennio scorso con 192 vittime.
E aumenta il tasso di omicidi che avvengono in ambito familiare o sentimentale: circa il 70% di questi omicidi sono compiuti da partner o parenti, dato che è del 15% nei casi in cui la vittima è un uomo.
l nome di questa campagna di sensibilizzazione, Lascia un segno!, è una dichiarazione d’intenti.
Giulia Bongiorno e io siamo decise a lasciare un segno richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica su quella che è ormai diventata a tutti gli effetti un’emergenza sociale: soltanto nell’ultimo anno, 118 donne sono state uccise per mano di un uomo e, secondo un’indagine Istat del 2010, oltre 10 milioni hanno subìto almeno una volta nella vita un abuso o una violenza a sfondo sessuale. Questi numeri impongono una reazione: è indispensabile far capire alle donne la necessità di allontanarsi dai contesti pericolosi e dalle persone nocive.
Attraverso la consulenza e l’assistenza legale e psicologica, che doppia difesa fornisce gratuitamente, vogliamo offrire un aiuto concreto, portando le donne ad acquisire consapevolezza di sé e a reagire, spiegando loro come proteggersi e come sottrarsi a chi le maltratta e le offende, a chi cerca di abusare di loro col pretesto di un ‘chiarimento’ o di una ‘seconda possibilità’.
Quella per la dignità delle donne è una battaglia che Giulia Bongiorno e io stiamo combattendo con determinazione. Ed è una battaglia che vogliamo vincere. I segni neri sul nostro volto sono lì a dimostrarlo. Ringraziamo fin d’ora a nome di Doppia Difesa quanti vorranno, come noi, lasciare un segno e ci sosterranno con una donazione via sms solidale al numero 45504.
La violenza maschile sulle donne costituisce la prima causa di morte al mondo per le donne di età compresa tra i 16 ed i 44 anni. La notizia è del 2002, ma da allora ben poco è stato fatto nel mondo, e in Italia in modo particolare, per contrastare il costante aumento degli omicidi di donne basati sul genere.
Eppure non mancano gli ammonimenti dell'Onu e delle associazioni che vengono in aiuto alle donne che decidono di dire basta alle violenze subite tra le mura domestiche.
Il femminicidio, infatti, non è soltanto quello che la stampa erroneamente si ostina a qualificare di delitto passionale; "non esiste chi picchia per amore" per riprendere lo slogan dell'associazione Aiuto Donna. Questo neologismo, coniato da Marcela Lagarde, ingloba tutte le forme di discriminazioni e violenze che gli uomini o la società infliggono alle donne nascondendosi dietro la parola "cultura" o "tradizione".
La violenza di genere è retaggio di una società maschilista che ha per secoli trattato la donna come un essere inferiore sotto tutela del marito.
Radici di una violenza
In ogni parte del mondo, infatti, anche nelle culture oggi più evolute in materia di pari dignità, per secoli la donna è stata giuridicamente considerata incapace. Basti ricordare che agli albori dell'Unità d'Italia, l'art. 134 del codice Pisanelli (codice civile del Regno d'Italia - 1865) enunciava:
"La moglie non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l'autorizzazione del marito". |
I primi passi per un miglioramento della condizione femminile sono stati fatti nel 1946 con la conquista del diritto di voto e, due anni dopo, con l'introduzione del articolo 3 della prima Costituzione della Repubblica Italiana:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". |
Ma il percorso per la realizzazione del nobile intento di Pari dignità è lungo e pieno d'insidie, considerato che :
- Fino al 1963 il diritto di ius corrigendi ha permesso al marito di battere la moglie, per "correggerla" qualora - a suo personalissimo giudizio - ritenesse che avesse commesso errori;
fino al 1969 l'adulterio di una donna era reato, mentre quello dell'uomo era tollerato a meno che non destasse un eccessivo scandalo pubblico.
Fino al 1975 la potestà maritale ha escluso di fatto i pari diritti ai coniugi.
Fino al 1981 il delitto d'onore, previsto dal nostro ordinamento, significava che un uomo che uccideva la moglie, la figlia, la sorella, "nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onore suo e della sua famiglia" aveva diritto a tutte le attenuanti e subiva una pena dai tre ai sette anni, ma se la donna avesse ucciso il marito a causa della stessa offesa era condannata all'ergastolo.
Fino al 1996 la violenza sessuale era un reato contro la morale, non contro la persona.
Fino al 2009 non esisteva il reato di stalking.
Oggi, finalmente, leggi a tutela della donna e dei suoi diritti esistono, ma la nostra cultura maschilista continua ad alimentare una violenza diventata illegale, è vero, ma difficile da sradicare.
Come insegna Karl R. Popper, "I cittadini di una società civilizzata, le persone cioè che si comportano civilmente, non sono il risultato del caso, ma sono il risultato di un processo educativo". E, infatti, sia l'Onu, che le Associazioni e Istituzioni che sono confrontate al femminicidio, sono unanime nel dire che per porre fine a questa cultura della violenza di genere serve una migliore informazione e formazione. Non possiamo vincere un male senza prima imparare a chiamarlo per nome e saperlo riconoscere. Se la violenza fisica lascia evidenti segni, quella psicologica, per quanto distruttiva, è subdola.
Gli ematomi dell'anima sono invisibili e troppo pochi ancora sanno riconoscere quegli inconfondibili campanelli d'allarme; quelle manifestazioni del potere maschile tese a isolare la donna da parenti e amici, per meglio mantenerla in un'apparente situazione d'inferiorità, controllando le spese domestiche o/e usando violenze verbali del tipo: sei stupida, non ce la puoi fare senza di me.
Ecco perché è importante che le istituzioni e le associazioni si uniscano per :
- Assicurare una formazione professionale a tutte le persone che per lavoro possono entrare in contatto con la violenza di genere (dalle forze armate, ai medici dei pronto soccorsi, agli avvocati, passando per le autorità, gli operatori dei servizi pubblici o ancora gli psicologi e ginecologi).
Attirare l'attenzione dei media sull'importanza della terminologia utilizzata nei fatti di cronaca che raccontano di queste donne uccise da ex mariti e fidanzati; il femicidio non ha nulla a che vedere con amore e passione, bensì con possesso, calcoli economici e delitti d'onore.
Sabotare l'immagine lesiva delle donne e degli uomini e della relazione che li lega veicolata dai media e dalla televisione, per uscire dai cliché sessisti e machisti.
Diffondere la cultura della non-violenza nelle scuole.
Sensibilizzare l'opinione pubblica sul carattere incettabile della violenza sulle donne e sulle pene che s'incorrono.
Garantire un numero sufficiente di servizi sociali e case rifugio. L'Onu stima che ci vorrebbe una casa rifugio per ogni 100.000 abitanti.
Informare l'opinione pubblica dell'esistenza di strutture d'accoglienza.
Monitorare questo fenomeno. Ad oggi per esempio in Italia non esistono dati sul risultato della legge anti stalking.
Appoggiare la richiesta dei membri della convenzione anti violenza di revisione del Piano Nazionale contro la violenza che giunge a termine nel 2013.
Il femminicidio riguarda tutti noi, uomini e donne, perché non esiste chi, almeno una volta, non ha avuto paura. Paura che la propria figlia faccia un brutto incontro. Paura che il proprio compagno viva male il fatto di essere lasciato. O paura che un gesto sconsiderato possa condizionare per sempre la vita del proprio figlio.
Maryline Milesi
Promotrice del Comitato "Bergamo Centro" - Fermare il Declino
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Donne reagite, non sottostate, non siete stupide o incapaci, non credete a chi vi vuol comandare a bacchetta, annullare la vostra personalità, il vostro cervello, ilvostro fisico.
Siamo persone non burattini o robot che ubbidiscono agli ordini senza sentimenti o reazioni.