Elezioni Amministrative 2012: i risultati definitivi
la caduta della Lega avvicina la resa dei conti
boom dei grillini, bruciante sconfitta per PdL e Lega Nord
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La Lega Nord sfonda a Verona, eletto il primo sindaco grillino, il Pdl sotto al 10% in molti comuni, il centrosinistra che si presenta al ballottaggio in testa il 17 capoluoghi di provincia, ma che non convince.
E’ questa la sintesi minimalista del primo turno di elezioni amministrative. Ecco il quadro delle percentuali di voto nei principali comuni chiamati alle urne.
Cominciamo dal Piemonte:
- a Cuneo è in vantaggio il candidato Udc Federico Borgna (36,1%) sul rivale di centrosinistra Pierluigi Garelli (30,6%), terza la Lega che con Claudio Sacchetto non supera la soglia del 10%.
- Asti: Federico Brignolo, centrosinistra (36,6%) sfida Giorgio Galvagno, centrodestra (29,4%).
- Alessandria: Maria Rita Rossa, Pd (39,6%), contro Piercarlo Fabbio, centrodestra (18,3%).
Liguria:
- a Genova Marco Doria, centrosinistra (48,31%) andrà al ballottaggio con Enrico Musso, lista civica (15%), sfiora il ballottaggio il candidato del Movimento 5 Stelle Paolo Putti che si ferma al 13,86%.
- La Spezia elegge il sindaco al primo turno. E’ Massimo Federici di centrosinistra che con il 52,8% supera il rivale di centrodestra Fiammetta Chiarandini (15,4%).
In Veneto la Lega Nord mantiene il feudo di Verona dove il maroniano Flavio Tosi tiene saldele redini della città con il 57,4% dei voti stravincendo contro il rivale di centrosinistra Michele Bertucco fermo al 22,7%.
Anche Gorizia elegge un sindaco di centrodestra, si tratta di Ettore Romoli che vince con il 51,5% dei voti contro Giuseppe Cingolani del centrosinistra (36,6%).
Emilia Romagna.
- A Parma va al ballottaggio l’unico candidato grillino, si tratta di Federico Pizzarotti che con il suo 19,5% di voti sfida il candidato di centrosinitra Vincenzo Bernazzoli (39,4%); la giunta uscente di centrodestra non arriva, quindi, neppure al secondo turno.
- A Piacenza è Paolo Dosi, Pd (47,1%) ad essere in vantaggio su Andrea Paparo, Pdl (31%).
In Toscana il centrosinistra cerca di riprendersi Lucca. Il candidato democratico Alessandro Tambellini si presenta con il 47% delle preferenze alla sfida contro Pietro Fazzi, Udc, (15,7%).
- Pistoia va al Pd e diventa sindaco Samuele Bertinelli (59%) contro il 16,4% di Anna Maria Celesti, centrodestra.
Abruzzo. A L’Aquila si sfidano al secondo turno Massimo Cialente, centrosinistra (40,5%) e Giorgio De Matteis (29,1%).
Lazio:
- a Frosinone è in vantaggio il candidato di centrodestra Nicola Ottaviani (44,2%) su Michele Marini sostenuto da Idv e Psi (24,2%).
- A Rieti invece è il candidato di centrosinistra Simone Petrangeli (42,9%) è in vantaggio su Antonio Perelli (27,1%).
In Puglia
- Brindisi elegge il nuovo sindaco al primo turno; si tratta di Cosimo Consales, centrosinistra, che con il 53,8% delle preferenze sbaraglia l’avversario dei centrodestra Mauro D’Attis (26%).
- Anche a Lecce basta un unico turno elettorale per eleggere con il 64% dei voti Paolo Perrone, centrodestra che sfidava Loredana Capone, centrosinistra (25,6%).
- A Taranto invece i cittadini dovranno scegliere tra Ippazio Stefàno, centrosinistra (49,5%) e Mario Cito (19%), centrodestra.
In Calabria a Catanzaro vanno al ballottaggio Salvatore Scalzo, centrosinistra (42,8%) e Sergio Abramo, centrodestra, che non ce la fa per un pelo fermandosi al 49,9%.
La Sicilia, infine.
- A Palermo è debacle per il Pdl che con Vincenzo Costa non supera il 12%. Il ballottaggio sarà tra Leoluca Orlando, candidato dell’Italia dei valori (48,6%) e Fabrizio Ferrandelli, candidato indipendente del centrosinistra (17,9%).
- A Trapani a sfidarsi saranno Giuseppe Maurici (Udc e Futuro e Libertà) con il 39,7% dei voti e Vito Damiano, candidato di centrodestra fermo al 27,3%.
- Ad Agrigento Marco Zambuto, Udc, (39,8%) dovrà vedersela con Salvatore Pennica, centrodestra (22,8%).
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Sono elezioni amministrative e va bene. Sono elezioni parziali e va bene. Sono elezioni dalle quali non si possono ricavare assoluzioni e condanne, certezze, speranze o preoccupazioni per il futuro. A volte le vicende dei singoli prevalgono su quelle dei partiti che li esprimono e questo vale per Tosi a Verona e Orlando a Palermo. E tuttavia ci sono almeno due dati che emergono e rappresentano la conferma dei peggiori incubi dei tre partiti che sostengono il governo Monti: PDL, PD e UDC.
L’antipolitica oggi ha un volto, una proposta, un movimento che all’insegna delle 5 stelle, nel nome di un leader carismatico ancorché comico, e di uno strumento che si è dimostrato potentissimo (il web), è in grado di portare nelle assemblee locali, e prossimamente in quelle nazionali, una nuova classe politica tutta da scoprire.
Hanno perso i partiti tradizionali. Tutti.
Ha vinto Beppe Grillo con i suoi grillini all’arrembaggio delle istituzioni.
Ha perso anche il centrosinistra, a dispetto della tenuta dei suoi candidati in singole realtà tra cui Genova, e questo è un risultato clamoroso se si considera che in tutti questi anni il PD è stato il principale partito dell’opposizione, avrebbe dovuto raccogliere il frutto del suo dissenso.
Ha perso la Lega, il cui volto più noto, quello del sindaco Tosi a Verona, si è dovuto presentare dietro la bandiera di una lista civica. Ha perso, disastrosamente, il PDL, ed era il risultato più scontato e prevedibile.
Non ha vinto (e questa è già una sconfitta) tutto il fronte della sinistra alternativa, extraparlamentare e verde, mentre l’IDV regge soltanto grazie all’affermazione del “vecchio” Orlando a Palermo.
PDL. Un crollo. I propositi di rinnovamento propugnato e perseguito da Angelino Alfano, sostenuto dai maggiorenti del partito e dal gruppo degli ex colonnelli di Fini, non riesce ad arginare l’annunciata disfatta dopo la caduta di Berlusconi. A dimostrazione che se l’elettorato di centro-destra è tragicamente deluso dall’esperienza di governo, non esiste al momento un leader in grado di sostituire Silvio Berlusconi. L’unica operazione che oggi ancora appare in grado di riconquistare al PDL i voti almeno di una parte dei moderati che sancirono il trionfo del 2008 è, paradossalmente, proprio un’operazione Araba Fenice. Un rilancio del Cavaliere. Sarà triste e strano, per alcuni, ma questa è la verità. A meno che non si presenti all’orizzonte qualcuno con carisma e capacità. Ma non se ne scorge neppure l’ombra.
PD. L’“usato sicuro” di Pier Luigi Bersani ha compiuto il miracolo di perdere da posizioni di privilegio. Dopo anni di opposizione al governo di centrodestra, si ritrova a rincorrere una sfilza di leader più a sinistra, più all’opposizione, più radicali. Emblematico il caso di Palermo, dove la sconfitta è doppia: prima nella bocciatura di Rita Borsellino, poi con il trionfo del rivale Orlando. Solo Genova fa sorridere il centrosinistra. Ma non basta.
UDC. Il Terzo Polo sconta una sconfitta clamorosa della possibile “terza via”.
I grillini possono a ragione dire che sono loro il vero Terzo Polo. La moderazione, la responsabilità, la prudenza non pagano. Paga la protesta. Gli ex democristiani non hanno esattamente la fisionomia del nuovo che avanza. Le alchimie della politica scontano l’onda montante dell’ansia di cambiamento. Di rottura con il passato. Anche in questo caso, il dato di Palermo, dove UDC e PDL erano alleati, è la cartina di tornasole.
5 STELLE. Grillo superstar. L’unico vincitore. Con risultati a due cifre e l’obiettivo del 15 per cento come dato spalmato e sintetico di un successo costruito negli anni. No che non è l’antipolitica. È una proposta politica, che però non ha un programma autentico, condiviso, completo, e si nutre di atteggiamenti e battute, almeno per ora. Ma d’ora in poi bisognerà fare i conti con i grillini, con la loro formidabile forza propulsiva sul web, con nuovi candidati - giovani e istruiti (da BAllarò) - che da domani si confronteranno con i loro stessi elettori.
IDV E SINISTRA RADICALE. Orlando salva la faccia a Di Pietro. Ma la vittoria dei grillini sull’insieme del territorio nazionale è una pessima notizia per le tante formazioni giustizialiste e di sinistra. La protesta non appartiene a loro. A dispetto del risultato di Palermo.
LEGA. La Lega perde voti, e tuttavia il processo di cambiamento dentro il Carroccio è cominciato. Ha un nome: Maroni. Non ha una prospettiva che si possa dire consolidata. Il voto interviene nel mezzo di rivolgimenti a dir poco traumatici. Gli uomini e lo zoccolo duro però ci sono, resistono. In fondo, la sua sconfitta non è indicativa. È interlocutoria. Certo, da sola non può ambire al governo. Certo, la sua forza sta nei candidati e nel rapporto con la base. La sua evoluzione è un grande punto interrogativo, così come le sue future alleanze.
L’ASTENSIONE. Ecco l’altra forma che ha preso la protesta. Non andare al voto. Meno del 70 per cento degli italiani ha votato. Un crollo rispetto alle consultazioni precedenti. Si tratta per lo più di delusi del centrodestra, di moderati che non credono nelle sirene del grillismo, della sinistra o del PD. E che devono essere riconquistati da una leadership credibile del fronte moderato. Non sarà facile.
IL PARTITO DEI TECNICI. Nelle urne c’era pure il partito dei tecnici. Il partito dei professori. Il governo Monti. E se la politica del Professore è stata battuta, sommersa dalla protesta, la forza dell’esecutivo, la capacità di arrivare a fine mandato potrebbe addirittura essere cresciuta, proprio per la paura e l’incapacità dei partiti che lo sostengono ad affrontare elezioni politiche se Grillo “rischia” di stravincere anche in Parlamento. Eppure, i partiti non vorranno incatenarsi alla crescente impopolarità di Monti. Ergo, potrebbero tentare la strada del voto anticipato. Un bel dilemma.