Mediaset molla Fede, addio al Tg4
Da non credere: a dieci minuti dall’inizio di Milan-Barcellona, Emilio Fede, con una voce dall’oltretomba annuncia le sue dimissioni da direttore del Tg4 e da Mediaset. La vendetta di un vecchio juventino che, nonostante l’abiura proclamata anni per compiacere il «presidente», ha voluto prendersi l’ultima, amara, rivincita.
Ma è una magra soddisfazione, perché dagli scarni comunicati di Segrate, si capisce che la decisione non è stata consensuale ma univoca: Fede, con le interviste rilasciate negli ultimi due giorni sulla nuova vicenda giudiziaria che lo ha travolto, avrebbe spezzato definitivamente la corda, già lungamente tesa, dei rapporti con la «casa madre», «dell’amico carissimo», «di quel sant’uomo», «del presidente»: insomma di Silvio Berlusconi che ancora ieri proclamava di «adorare»: «Anche questa volta è stato il primo a telefonarmi. Non mi lascia mai solo».
Invece si sbagliava, povero Emilio. Perché Berlusconi, dopo le esternazioni dell’amato Fede che paventavano nientemeno che un «complotto» di Mediaset ai suoi danni, nulla ha potuto, nè voluto, per impedire che dai piani alti di Cologno Monzese decidessero di dare un brusco ben servito al direttore di Tg più allineato, per usare un eufemismo, che la storia ricordi. Glaciale il comunicato Mediaset:
«In una logica di rinnovamento editoriale della testata, cambia la direzione del Tg4. Dopo una trattativa per una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non approdata a buon fine, Emilio Fede lascia l’azienda. Mediaset lo ringrazia per il lavoro svolto in tanti anni di collaborazione....Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto è il nuovo direttore designato del Tg4».
Tanti saluti e baci. Liquidazione? «Secondo le spettanze di legge», fanno sapere con grande freddezza al Biscione. Arrivato ormai alla veneranda età di 80 anni, Fede non si aspettava certo di durare in eterno ma, dopo essere riuscito a scavallare la boa di febbraio, data in cui se ne sarebbe dovuto andare, era riuscito, con l’aiuto dei suoi avvocati, a concordare di poter rimanere sulla poltrona almeno fino a luglio, assediato dagli scandali giudiziari: prima il bunga bunga, poi il concorso in bancarotta con Lele Mora, infine questa strana storia dei soldi che avrebbe tentato di portare in Svizzera.
«Io gli ho detto: fatemi arrivare almeno fino all’autunno, poi vi lascio il Tg4 e mi candido alla Camera con il Pdl, perché con Berlusconi sono già d’accordo...».
Invece è arrivato il patatrac. Certo Fede non era stato tenero: «Evidentemente c’è qualcuno a cui continuo a dare fastidio. Mi vogliono far fuori dalla poltrona di direttore del Tg4», spiegava ancora ieri al telefono. Ma possibile? Dall’interno di Mediaset? «Cosa vuoi, è l’eterna lotta tra la vecchia e la nuova guardia». In alternativa, lasciava trasparire una «vendetta» di Lele Mora ma sempre, diciamo così, «eteroguidata». Lui, l’Emilio nazionale, la leggeva così questa strana vicenda finita in un fascicolo della Procura di Roma con un’ipotesi di riciclaggio.
Indagine aperta, pur senza la sua iscrizione sul registro degli indagati, dopo una segnalazione anonima arrivata dalla Svizzera nella quale lo si accusava di aver tentato di versare in una banca di Lugano due milioni e mezzo di euro in contanti. «Ma quando mai! Se avessi voluto portare all’estero dei soldi mi sarebbe bastato passare da Montecarlo dove non c’è frontiera. Con il fatto che sono già sotto inchiesta per concorso un bancarotta a Milano, solo uno stupido avrebbe potuto pensare di mettere piede in una banca in Svizzera».
Eppure, alla prima verifica, era risultato perfino che l’auto che lo avrebbe accompagnato a Lugano aveva una targa Mediaset. «Mai stato a Lugano in una banca negli ultimi mesi. Forse qualcuno che si è presentato facendosi passare per me». Oddio, anche per lui un viaggio «a sua insaputa»? Ancora ieri, a mezzogiorno, si mostrava tranquillissimo: «Vedrete, alla fine di questa storia qualcuno farà una figuraccia e non sarò io». Per ora, non si direbbe.