"Angele Satre (La belle Angele)" è un dipinto autografo di Paul Gauguin realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1889, misura 92 x 72 cm. ed è custodito nel Museo d'Orsay a Parigi.
L'opera presenta in basso sulla sinistra la scritta "La Belle Angele / P. Gauguin 89".
L'idolo collocato sulla sinistra compare anche nella "Giovane donna bretone" una composizione realizzata nello stesso anno.
Vincent Van Gogh, in una lettera del 5 settembre 1889 a Théo, riferendosi all'opera in esame scriveva: "è un ritratto disposto sulla tela come le grosse teste nei crespi giapponesi, c'è il busto dell'effigiata e poi il fondo.
È una bretone seduta, con le mani giunte, abito nero, grembiule lillà e collaretta bianca, cornice grigia e fondo di un bei blu lillà con fiori rossi e rosa. L'espressione della testa e l'atteggiamento sono ben trovati. La donna sembra un po' una giovane mucca, ma c'è qualcosa di cosi fresco e, ancora, contadinesco, che è bello a vedersi".
Gauguin voleva donare l'opera all'effigiata - la signora Satre - sposata con un uomo che da pochissimo tempo era diventato sindaco di Pont-Aven, ma essa categoricamente la rifiutò.
Il dipinto fu acquistato da Edgar Degas al prezzo di 450 franchi alla vendita organizzata a Parigi nel 1891 dallo stesso Gauguin.
Nel marzo del 1918 il dipinto fu messo all'asta insieme alla collezione di Degas, e fu aggiudicato per 3.200 franchi. Il nuovo proprietario, Vollard, poco tempo dopo, lo offrì al Louvre. Dal Louvre passò nel Museo d'Orsay.
Descrizione museo:
Marie-Angélique Satre, albergatrice a Pont-Aven era ritenuta una delle donne più belle del paese. Intorno al 1920, riferisce le circostanze che portarono alla realizzazione del ritratto: "Gauguin era un uomo molto gentile ma anche molto sventurato [...]. Diceva sempre a mio marito che avrebbe desiderato farmi il ritratto, finché un bel giorno lo ha cominciato. [...]
Ma quando alla fine me lo ha mostrato io non ho potuto fare a meno di commentare "Che orrore!" e che poteva benissimo tenerselo [...]. Gauguin ne fu rattristato sostenendo, con disappunto, che non aveva mai fatto un ritratto più bello di quello".
La disapprovazione della modella nei confronti del suo ritratto non ci sorprende affatto.
Gauguin, che aveva deciso di "osare tutto", infrange le regole tradizionali della prospettiva e dell'unità spaziale.
Utilizzando soluzioni tipiche delle stampe giapponesi, il pittore inserisce il busto di Angélique Satre in un cerchio che si stacca da uno sfondo decorativo e ricorre alla divisione delle forme sottolineando il profilo delle figure con un tratto più scuro.
La postura rigida, l'abito della festa della giovane donna e la scritta in lettere maiuscole LA BELLE ANGELE aumentano l'aspetto solenne di questa rappresentazione.
Sulla sinistra, Gauguin inserisce una ceramica antropomorfa, d'ispirazione peruviana, che rafforza il carattere simbolico della composizione che appare come una versione esotica dell'idolo bretone.
Degas che considerava La bella Angèle un capolavoro, acquistò la tela nel 1891. Il quadro illustra in modo esemplare le principali preoccupazioni estetiche di Gauguin per quanto concerne l'assemblaggio eteroclito delle diverse fonti di ispirazione che considera primitive e la semplificazione delle forme.
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Le immagini prese dal sito del museo spariscono, quindi ho dovuto sostituirle con quelle di Frammentiarte che hanno colori più accesi rispetto all'originale.